Protesi anca
L’intervento di sostituzione chirurgica dell’articolazione coxofemorale (anca), è uno degli interventi più eseguiti e di maggiore successo in chirurgia ortopedica. Solo in Italia si effettuano oltre 100 mila interventi di protesi di anca ogni anno. È un intervento sicuro ed efficace, con un alto livello di riuscita, grazie alla continua evoluzione di tecniche e materiali.
L’incremento progressivo dell’aspettativa di vita ha determinato una parallela modificazione delle abitudini di tutti noi, con richieste funzionali nettamente piu’ elevate rispetto al passato. Non siamo piu’ disposti a ridimensionare le nostre attivita’, spostamenti, benessere e tempo libero, ma anche da anziani abbiamo la giusta ambizione di poter praticare sport ed essere autonomi e attivi.
Chi è affetto da patologie che riguardano l’articolazione dell’anca, sa bene quanto le conseguenze cliniche di tale condizione possano essere dolorose e invalidanti. Compiere gesti e movimenti che prima risultavano banali, come alzarsi dal letto, fare le scale, o allacciarsi le scarpe, puo’ diventare impossibile.
Quando indicati, questi interventi rappresentano soluzioni efficaci, che permettono al Paziente di tornare a godersi la quotidianità. L’intervento di protesi totale dell’anca consente la scomparsa del dolore, eliminando la sua fonte in modo efficace e definitivo.
QUANDO E’ INDICATO L’INTERVENTO ?
Prima di considerare l’intervento come opzione, è necessario valutare attentamente la storia medica del paziente, ed effettuare un attento ed accurato esame clinico, che richiede l’effettuazione di esami diagnostici.
Le patologie che più frequentemente causano una degenerazione dell’ articolazione dell’anca sono:
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Coxartrosi o artrosi degenerativa dell’anca
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Forme di artriti: artrite reumatoide, artrite psoriasica etc...
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Osteonecrosi della testa del femore
Il sintomo primario che accompagna in questi casi il paziente è il dolore, solitamente localizzato nella regione inguinale, glutea e/o trocanterica. Il dolore aumenta con il progredire della malattia, e puo’ raggiungere livelli talmente gravi, da essere invalidante.
Prima di valutare l’opzione dell'intervento, si procede con la terapia conservativa attraverso la prescrizione di farmaci antidolorifici, fisioterapia ed indicazione a modificare lo stile di vita.
Qualora il trattamento farmacologico e la fisioterapia non sortiscano più effetto, può essere presa in considerazione l’opzione dell’intervento chirurgico.
Un caso a parte invece e’ rappresentato dalle fratture del collo femorale, dovute perlopiù all’osteoporosi, evento acuto che richiede un intervento di sostituzione protesica immediato.
Nel caso si ponga indicazione a sostituzione protesica dell’anca e’ bene considerare peso ed eta’ del paziente, per non incorrere nel rischio di usura precoce dei materiali o precoce mobilizzazione dell’impianto.
L’INTERVENTO
La durata media dell’intervento di protesi totale dell’anca è di circa 1 ora.
L’operazione consiste nella sostituzione totale dell’articolazione danneggiata attraverso l’impianto di protesi sempre più evolute in termini di ricerca bio-ingegneristica, mediante l’utilizzo di materiali ad alta compatibilità e durata.
In caso di sostituzione protesica per coxartrosi, l’intervento effettuato e’ definito artroprotesi (sostituzione sia dell’acetabolo, che della testa femorale), mentre nel caso di sostituzione protesica per frattura del collo femorale nell’anziano, viene solitamente sostituita solamente la componente femorale (endoprotesi).
I materaili utilizzati sono prevalentemente leghe metalliche, titanio, polietilene e ceramica, studiati per ridurre al minimo il rischio di mobilizzazione dell’impianto e la presenza di detriti da usura.
Le tecniche tradizionali raggiungono l’articolazione dell’anca tramite vari tipi di accesso (anteriore, posteriore o laterale) che permettono una maggiore visibilità ed esposizione dell’articolazione, ma determinano conseguentemente danni chirurgici ai tessuti molli e rendono necessari tempi di recupero piu’ lunghi.
La tecnica mini-invasiva per via anteriore ( Anterior Minimally Invasive Surgery, AMIS) invece, oltre al vantaggio estetico sulla cute grazie alle piccole dimensioni dell’incisione, è inoltre molto più delicata, e prevede un rispetto maggiore delle parti molli (tendini, capsula, legamenti e muscoli) riducendo in questo modo il sanguinamento, ed accorciando sensibilmente i tempi di recupero e riabilitazione. Questa tecnica è applicabile nella maggior parte dei casi di primo impianto ed in alcuni casi di revisione.
POST-INTERVENTO
In prima giornata post operatoria il Paziente è in piedi.
La degenza media è di due/tre giorni, poi il paziente può iniziare la riabilitazione e in alcuni casi effettuarla da solo con le dovute indicazioni, al proprio domicilio.
La riabilitazione è sempre personalizzata, e la sua durata dipende dalle condizioni generali e dall’eta’ del paziente. Può durare da qualche giorno ad un massimo di 4 settimane.
Di solito dopo un mese circa il paziente abbandona le stampelle e riprende una vita normale, con variabilità individuale.
Meglio evitare traumatismi diretti importanti e forti sollecitazioni sull’anca protesizzata, ma spesso i soggetti più giovani e con una buona muscolatura, riescono anche a praticare sport.